Lo scorso 24 maggio si è tenuta ad Ancona la Tavola rotonda dal titolo Sisma: imprese e professionisti per una ricostruzione di qualità. Chiarimenti su tempi e procedure. Il convegno è stato organizzato dalla CNA. Di seguito alcuni degli interventi.
Intervento di Elisabetta Grilli, responsabile provinciale del comparto Cna Costruzioni
A me è stato affidato il compito di introduzione ai lavori, ebbene, perché siamo qui? Perché c’è stato Il Terremoto! Un evento che storicamente si ripete nei nostri territori, ma che ogni volta ci sorprende e ci getta nel caos per le conseguenze in termini di vite, di danni, di effetti nel futuro di intere comunità. Anche questa volta è stato così, nonostante segua l’Emilia, l’Aquila, Colfiorito… certo questo sisma non è paragonabile per l’ampiezza del cratere ed i centri urbani coinvolti ed il volume di danni provocati. Dall’agosto 2016 al 2017, lo sciame sismico importante ha toccato 140 Comuni di cui 87 della nostra Regione, piccoli comuni di area montana con un totale di 350.166 abitanti. Ma noi oggi siamo qui, Il mondo delle imprese ed i professionisti, perché dobbiamo e vogliamo cogliere una sfida, “mettere a sistema” le nostre competenze , abilità ed esperienze professionali per metterci a disposizione per una ricostruzione di qualità. Per far sì che questo evento traumatico che ci ha colpito venga utilizzato come salto culturale verso una ricostruzione più sicura, più efficiente, nel rispetto del valore paesaggistico e culturale dei nostri tessuti urbani. Ovviamente le nostre imprese si incontrano, interloquiscono, fanno formazione antisismica, sanno volgere lo sguardo all’innovazione dei prodotti… insieme cerchiamo anche di capire quali siano le forme aggregative che ci possano rendere più qualificate ed attrezzate per la ricostruzione dei nostri territori. Insomma, siamo pronti a fare la nostra parte, ma per essere operativi si devono avere alcune certezze a partire da quelle normative; diverse le ordinanze e correttivi succedutesi per “affinare la mira”, un percorso lungo e dispendioso di tempo… che poteva essere risparmiato con un più preciso confronto con le Associazioni ed Ordini. Dobbiamo cambiare passo, ristabilire quanto prima le condizioni di vita e di lavoro delle comunità colpite, ma la sensazione generale è che la ricostruzione sia ancora lontana dal poter essere avviata. Da dove iniziare? Siamo ancora in fase di rimozione delle macerie, anzi in fase di “inventario” nonostante la rimozione delle prime 47 tonnellate, ci aspetta tutta la partita dell’infrastrutturazione (la Regione ha stretto accordi con l’Anas per 800 km di strade da ripristinare nel cratere, 380 le opere da cantierizzare), scuole, ospedali, servizi civili; le chiese ed il patrimonio architettonico… oltre al produttivo ed al residenziale. La necessità è di una seria pianificazione di riordino territoriale, non solo una pianificazione urbanistica ma una pianificazione integrata sovracomunale, una visione collettiva e complessiva, un Percorso per la ricostruzione . Dobbiamo dirci delle verità e fare delle scelte… per avere la capacità di individuare le migliori soluzioni e strategie di medio e poi di lungo periodo. Il riconosciuto valore storico-architettonico-artistico dei centri storici colpiti deve porre al centro la salvaguardia dei beni di interesse pubblico, ma sappiamo che nel medio periodo, nei prossimi almeno 5 se non 10 anni, questi centri saranno dei cantieri e “puntare” sul turismo non ci sembra una scelta strategica (mi dicono che mancano i posti per pagare per chi ci opera e lavora). Vogliamo invece riflettere sulla necessità di mantenere viva l’economia (e quindi la presenza abitativa… e la riconferma dei servizi pubblici esistenti) di questi centri ? Magari affidandosi anche alla ripresa delle potenzialità produttive delle imprese del manifatturiero e dei servizi interessate dal sisma. (es. cittadella produttiva di ap).
Intervento di Marco Bilei, responsabile CNA Costruzioni Marche
L’intensità e la vastità dell’area colpita dall’evento sismico (oltre 100 comuni marchigiani, di cui 87 nel cosiddetto “cratere”) fanno si che l’opera di ricostruzione sarà lunga e difficile.
La stima delle abitazioni e edifici a uso produttivo è, solo nella parte marchigiana, di almeno 50.000 unità danneggiate e oltre 2.000 edifici pubblici, al netto di scuole e strade, per i quali andranno bandite delle gare di appalto per riparazione o ricostruzione. Sono numeri enormi, considerando che siamo oltre dieci volte il danno prodotto dal già grave terremoto del ’97. Sarà quindi una ricostruzione ingente di lunga prospettiva; per questo ci dobbiamo preparare bene sia nel campo delle imprese che dei professionisti. E dobbiamo chiamare le Istituzioni, sia quelle che stanno normando sulla ricostruzione, come il Commissario di Governo e le Regioni, sia gli enti locali, ad operare con la massima efficienza e di efficacia, coinvolgendo maggiormente i soggetti interessati.
Queste sono in sintesi le proposte che la CNA Costruzioni Marche ha fatto in questi ultimi mesi sulla ricostruzione:
- Consentire un più rapido avvio della ricostruzione per danni lievi, che non sta partendo come previsto, realizzando un maggiore coinvolgimento delle rappresentanze locali di imprese, professionisti, cittadini, comitati, sistema bancario. Le banche devono attivarsi (risulta che molte si siano rese operative solo negli ultimi giorni). Occorre un “vero e proprio cambio di passo”.
- Consentire per i lavori privati un innalzamento straordinario della qualificazione SOA a 250.000 € (in Emilia fu di 500.000€). Evitare i limiti al subappalto per le lavorazioni non qualificate. Consentire alle imprese che vogliono qualificarsi, sconti e differimenti della tariffa.
- Esplicitare al meglio da parte dell’Ufficio ricostruzione il criterio di scelta della ditta tra i 3 preventivi (che non può essere solo quello del prezzo) e fare chiarezza preventiva su altri criteri di approvazione dei progetti.
- Ridurre al minimo le complicazioni burocratiche e i tempi di approvazione dei progetti da parte degli Uffici. Quello della lotta all’eccesso di burocrazia è uno dei temi su cui come CNA abbiamo più battuto. Trasparenza non significa, come spesso accade, maggiore rigidità o norme incomprensibili.
- Favorire negli appalti pubblici le imprese locali e regionali, poiché sicuramente trasparenti, logisticamente più vicine, a conoscenza di tecniche e materiali locali, maggiormente attrezzate rispetto alla montuosità dei luoghi. Nella proposta di Protocollo che le Parti sociali delle rappresentanze delle imprese edili e dei lavoratori hanno avanzato al Presidente della Regione Ceriscioli, questo è uno dei punti centrali. Utilizzare il criterio dell’offerta più vantaggiosa anziché il massimo ribasso negli appalti, sempre laddove possibile.
- Favorire inoltre nel punteggio quelle imprese che, partecipando a programmi di formazione validati dalla Regione, sono in grado di dimostrare la qualificazione degli addetti.
- Assunzione di responsabilità e di decisione da parte di Regione e Enti locali negli appalti pubblici, anche attraverso strutture regionali (Erap, Suam), fermo restando il ruolo formale di Invitalia.
- Introdurre, come già avvenuto all’Aquila, una misura una tantum (fino a un max. di 20.000 euro) per danni lievi in edifici classificati A, ma che hanno subito danni non banali.
- Soppressione dell’incompatibilità (per i 3 anni previsti dal D.L. 189), o sua valenza solo per l’anno in corso, per il direttore dei lavori rispetto all’impresa aggiudicataria.
- Necessità di un ulteriore allentamento dei limiti (30 progetti massimo) per ciascun professionista, che sta fortemente rallentando l’avvio della ricostruzione.
- Rivedere il prezziario della ricostruzione, poiché sottodimensionato anche rispetto alla ricostruzione emiliana, in molte delle voci presenti. Oppure, prendere a riferimento il prezziario regionale Marche esistente, poiché meglio dimensionato e elaborato dalle rappresentanze delle imprese.
- Stabilire una alleanza generale sulla ricostruzione tra professionisti e sistema delle imprese, da declinare in accordi e ATI locali. Le Istituzioni possono favorire il processo, evitando il far west delle imprese, grandi o piccole e non sempre serie, che provengono da fuori regione.
Su quest’ultimo punto, l’alleanza con le rappresentanze dei professionisti, la CNA punta molto ed ha lavorato in questa direzione sin dopo le prime forti scosse di fine Agosto. Un’alleanza che deve divenire collaborazione nelle centinaia di iniziative locali che si possono attivare.
Da ultimo, ma sicuramente non ultimo come importanza, battere con forza sulla preparazione delle imprese e degli addetti, fornendo un vero e compiuto programma di formazione, che possa ridare a un settore che ha perso negli ultimi 10 anni oltre 15.000 addetti nella sola regione Marche le professionalità smarrite e ora indispensabili. Nei tanti incontri che negli ultimi 6 mesi abbiamo fatto con centinaia di nostri associati, abbiamo ribadito questo concetto: prepararsi e fare rete il più possibile per affrontare una concorrenza che sarà ben più agguerrita rispetto alla ricostruzione post 97. In questa direzione sta lavorando la CNA Marche, favorendo la creazione di reti e ATI, nonché collaborando con alcuni consorzi strutturati già esistenti.